Compromesso di Lussemburgo

(Photo: www.morguefile.com)

Nel giugno 1965, il presidente francese Charles de Gaulle avviò un boicottaggio di tutte le riunioni del Consiglio; tale evento fu battezzato "la crisi della sedia vuota".

Ai sensi dei trattati di Roma del 1957, le questioni agricole e di bilancio dovevano essere definite con decisioni a maggioranza dopo un periodo di transizione durante il quale sarebbero stata decise all’unanimità. Al termine del periodo di transizione, De Gaulle rifiutò di accettare l’abolizione della votazione all’unanimità, dando inizio al boicottaggio francese.

Nel gennaio del 1966 si giunse ad un compromesso, col quale si consentiva agli Stati membri di porre il veto su decisioni che essi consideravano "di vitale interesse per la nazione".

Il "compromesso di Lussemburgo" è privo di status giuridico; si tratta di un accordo politico espresso in un "comunicato" che faceva riferimento ai disaccordi tra la Francia e gli altri cinque membri fondatori della CEE.

Nonostante ciò, il compromesso fu applicato fino al dicembre 1985, quando i presidenti e i Primi ministri degli Stati membri convennero di dimenticarlo e di consentire agli altri di negare che avessero convenuto di dimenticarlo.

Osservazioni

Il diritto di veto politico, denominato compromesso di Lussemburgo, non deve essere confuso con il diritto di veto che ciascuno Stato membro dell’UE ha a norma dei trattati per quanto riguarda le aree di politica dove è ancora richiesta l’unanimità.

Un simile diritto di veto è stato inserito nel TUE dal Trattato di Amsterdam per quanto riguarda la Politica estera e di sicurezza comune: gli Stati membri possono limitare la facoltà del Consiglio di decidere a maggioranza qualificata sottoponendo la questione al Consiglio europeo che deve a questo punto decidere all’unanimità.

Prospettive future

La Convenzione abolirà in via definitiva il compromesso di Lussemburgo attraverso gli artt. I-22 e I-33.

L’ex braccio destro di Jean Monnet, Georges Berthoin, ha proposto di reintrodurre il diritto di veto per questioni cruciali, chiedendo che un Primo ministro possa essere tenuto a difendere un veto nel vertice europeo.

Tale proposta è stata ripresa dal gruppo Democracy Forum della Convenzione sul futuro dell’Europa, con la richiesta aggiuntiva che il veto sia altresì deciso dal parlamento nazionale pertinente con un dibattito pubblico.

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